martedì 24 aprile 2012

Ridateci Zeman di Giancarlo Dotto

 da sinistra: Moritz, il Boemo, Iaco.
Non se ne può più. Siamo alla nausea. La nausea è dispiacere che si condensa alla bocca dello stomaco e diventa malessere. Sta diventando un rito stucchevole anche la manfrina del  mea culpa a fine partita. I signori Luis Enrique, Franco Baldini e Walter Sabatini sono tenuti da contratto se non a patirlo almeno a saperlo lo scoramento del tifoso giallorosso. La qualità rara, profonda, umiliante di questo scoramento. Migliaia di bambini, ragazzi e vecchi che hanno questa meravigliosa malattia piantata nelle carni e che, dopo otto minuti, non avevano più nemmeno la forza di scambiarsi un sms.  “Mai schiavi del risultato” . Giusto, ma qui non si tratta più del risultato. Qui siamo faccia a faccia con la perdita radicale di una delle poche cose che danno senso alla vita, l’orgoglio di sentirsi parte di qualcosa. Pazienza la figuraccia in Europa, pazienza i due derby persi, pazienza tutto, Siena, Cagliari, San Siro. L’Atalanta e il Lecce che smettono di giocare su ordine imperioso di Colantuono e Cosmi, due onesti praticoni della panca dal cuore giallorosso. Ma la Juve che smette di giocare a mezz’ora dalla fine, questo no, la squadra con cui hai orgogliosamente duellato alla pari negli anni di Viola e poi in quelli di Sensi, questo non è romanisticamente sopportabile. Gli avversari ci umiliano non infierendo e allora che infierisca almeno chi ama la Roma. Chi sta dentro la maglia della Roma può permettersi tutto, perdere, retrocedere, fallire, ma non di consegnarsi inerme ancora prima di scendere in campo. Meno che mai contro la squadra che la tua storia, la storia dei Viola e dei Falcao ti ha indicato come la “rivale”.

Luis Enrique va licenziato in tronco non quando perde così a Torino (anche se potrebbe bastare), ma quando si lascia andare nella luciferina vanità del monaco che si crede la verità incarnata e dice, grottesco agli occhi del mondo ma non ai suoi:  «Ma come? Le altre hanno gli stessi nostri punti e nonostante questo vengono celebrate»  (zittito in questo persino dalla signora della porta accanto, Ilaria D’Amico, che gli spiega come tanto mucchio attorno al terzo posto è solo conseguenza di una mediocrità da work in regress di squadre modeste o spompate). Come dire, pensiero sotteso ma chiaro: straccioni che altro non siete, non avete mai vinto nulla e state qui a lamentarvi dei miei 50 punti?

Ma quale rivoluzione culturale! Per favore! Di culturale c’è solo l’abisso di sintonia che divide questo adolescente e ferrigno asturiano dal contesto in cui è capitato nove mesi fa per una scelta che oggi possiamo definire, senza tema di smentita, un clamoroso abbaglio. Diventerà un giorno, forse, un grande allenatore ma oggi è solo un’incomprensibile sciagura che si è abbattuta su questa squadra, la peggiore del dopoguerra, peggiore di Carlos Bianchi.
 Troppo facile stare qui a bistrare con la matita rossa i cervellotismi da fenomeno dispensati anche questa volta contro qualunque elementare nozione di buonsenso. Ma il buonsenso, si sa, è merce dozzinale. Schierare nello stesso reparto tre campi magnetici negativi come Rosi, Kjaer e Jose Angel, tutti e tre insieme, in una partita dove casomai richiami alle armi Francesco Rocca e Paulo Roberto Falcao con le loro ginocchia infrante, un asino si sarebbe rifiutato. Inquietante sarebbe leggere i processi mentali attraverso i quali Enrique arriva alle sue scelte. Meglio non sapere. Basti aggiungere che con la sua ormai palese incapacità di tradurre in prassi tutto il “bellissimo” che rumina nel suo pensatoio, sta destabilizzando pilastri come Stekelenburg e De Rossi. Il portiere sottoposto da mesi in qua alla parte del piccione predestinato, l’altro, prima bastonato pubblicamente come uno scolaretto (bravo lui a elaborare dialetticamente la ferita ma le ferite rimarginate fuori continuano a sanguinare dentro) e poi inventandolo quello che non è o che ancora non è diventato. In tutto ciò avanza sinistra l’idea che ci si debba abituare a prendere quattro gol ogni volta che la squadra esce dal raccordo e che tutto ciò fa parte di un misterioso percorso iniziatico, un calvario illuminato che ci porterà a chissà quale gloria. Insisto e ripeto per i duri d’orecchi: il tema non è i 50 punti e nemmeno l’eventuale posto rubacchiato per un posto Champions, ma giocare Juventus-Roma, scoprire che c’è un’anima e che quest’anima sta dall’altra parte.

Devono saperlo Enrique, Baldini e Sabatini lo scoramento del tifoso, ma preferiscono non saperlo. E posso anche capirlo. Si tratta di una verità dura da guardare. Perché, se la guardi, la conclusione è solo una: chiudere per conclamato fallimento il laboratorio Luis Enrique. Baldini si sente mancare solo all’ipotesi. Un errore grave ma ancora rimediabile diventa ai suoi occhi un fallimento personale, uno smacco inammissibile allo specchio. Considerarlo così è un investimento narcisistico improprio che fa male solo alla Roma. E qui diventa decisivo l’uomo. A quale delle sue assortite intelligenze voglia consegnare il destino della Roma (del suo, ci perdoni l’amico, tendiamo a non preoccuparci). Se l’intelligenza forte della sua storia e del suo borgo natìo, quella che sa calarsi nel fango della vita magari con scelte rudi, parole barbare e, ma sì, la voce allegra ma anche incazzosa di Pupo, non quella dolente di chi ha appena letto per la decima volta Herman Hesse. O l’intelligenza fasulla, frivola, fighettona, salottiera senza salotto, dei loft al centro, del ristorante a San Lorenzo, delle Dandini e delle Mannoia, delle battutine ammiccanti, del rovello esistenziale portato come un foulard alla moda, tutto il rosario politicamente corretto e calcisticamente fallimentare di bei gesti e di belle parole. Torni a essere Reggello e non Londra il suo ombelico del mondo.

Non stiamo qui a rievocare la Roma greve dei Radice e dei Mazzone, ma a questo punto magari sì, è solo che non vogliamo la Roma eunuca, la detestiamo dal profondo del cuore. Una Roma che ha perso il possesso di palla senza mai avere avuto quello di palle. Che abbondavano invece e facevano scintille in quella estetica di Liedholm e di Spalletti o quella sinfonica di Eriksson e Zeman. E volete sapere la cosa più umiliante? Sentirsi a ogni pie’ sospinto elogiati dai Prandelli e dai Guidolin, da tutto il nauseabondo esercito dei crociati che ammorbano il pianeta con la loro melassa applicata alla vita. I chierichetti della parola “etica”, anche quando la vita è lavoro sporco, quelli che si stupiscono perché la morte di un poveraccio in campo non ha cambiato il mondo, quelli che non si litiga con il compagno, non si fa tardi e non si parla mai dell’arbitro (da cui la Roma, ben gli sta, puntualmente massacrata, anche domenica sera, perché il messaggio subliminale che arriva a questi fischianti sempliciotti è: sfogatevi, applicate con noi senza alcun timore o senso di colpa il manuale dell’arbitro perfetto e loro giù, finalmente liberi di non scendere a patti con le loro miserie umane di paure, dubbi e sudditanze).

Già, tutti parlano bene di Enrique, come si parla bene delle mamme, dei boy scout, di quelli che danno il posto in autobus alle vecchine, che fanno i cortei contro la guerra e contro la povertà. Anche i suoi giocatori ne parlano bene e magari sono anche sinceri. Tanti scolaretti applicati e ossequiosi. Il problema è che i primi a non seguirlo, a non crederci, sono inequivocabilmente, sfacciatamente loro. Il campo lo dimostra. Il loro inconscio calcistico si ribella rumorosamente. Il risultato è che, alla fine di una disperante figuraccia da murarsi vivi nella vergogna, l’unica rampogna pubblica è stata per lo sputo di Lamela, riprovevole certo, ma almeno l’unico segno di reattività di questa squadra a Torino.

Venerdì sera sono capitato davanti a una tivù che dava Padova-Pescara. Credetemi, uno spettacolo commovente per quanto bello. Innamorarsi di un allenatore che ancora non esiste sarà anche un modo di marcare il territorio e forse passare alla storia con le proprie intuizioni superiori. Io sono innamorato di Zdenek Zeman. Della sua faccia antica e della sua straordinaria modernità. Mi faccio promotore e primo firmatario qui e ora di un suo immediato ritorno a Trigoria. Sarebbe una festa di redenzione ancora prima che di calcio.
G. Dotto
(dal Corriere dello Sport di martedì 24 aprile)

7 commenti:

  1. ...ormai è evidente...ennesima prova scadente anche se...........

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  2. Il Corriere è senza vergogna! Giornale di cacca... primo: andassero a vedere i titoli di quando c'era Zeman. Secondo: è palese come ci sia un attacco senza mezzi termini alla nuova società... quindi alla Roma! Il riferimento a Baldini è chiaro e limpido. Cos'è? I vostri palazzinari e clinicari di merda non sono riusciti a mettere le loro zozze mani sulla Roma? Il Corriere dello sport è l'ultimo che deve parlare, dal quel giornale esce solo merda, a difesa di gente di merda, che della Roma se ne frega, affinché i loro sporchi traffici siano parati dall'amore di milioni di persone. Detto questo, le persone, i tifosi possono dire quello che vogliono, ne hanno il diritto. Il tifoso tifa la Roma, non gli allenatori, non questo o quel presidente,perché il tifoso non ci guadagna come invece fanno le lobby delle cliniche e dei palazzi di questa città (che anche se è pure la mia, non ho problemi a dire che in se porta il germe del malaffare). Nessuno si è sposato nessuno, come si sbagliano gli acquisiti dei giocatori si possono sbagliare pure quelli degli allenatori. Le persone vanno e vengono, ma la socità è altra cosa.. e da gente che è da Luglio che ha iniziato una crociata santa contro Baldini (che è l'ultimo DS che ha partecipato a portare uno scudetto, casomai ve lo foste scordato) non accetto nulla, perché vomita solo per proprio comodo ed a proprio favore. Ogni tifoso scevro da altri interessi tifa affinché le cose vadano bene, non che vadano male! Poi se vanno male critica, ma tifa sempre! Fattene una ragione, tu giornale che pur di portare avanti i tuoi padroni non esiti a tifare contro dall'inizio, mi fai schifo molto di più del gioco della squadra! Merde! Ce volevate mette un altro Ciarrapico vero? Merdeeeeeee!!

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  3. Appunto pe 'st'articolo di dotto io confermerei Baldini e LE a vita.
    Il problema è un altro, è che hanno vinto loro, i marioni, radioradio, i vocalelli, i ripepi, quelli del "quello è daalazio", del "vaadicoio aa verità", "so nemici daaroma", "Luigi enrico", "aabbanca". che schifo.
    Luisito

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  4. Ma questi "individui" non vanno neanche presi in considerazione Luisì...
    é gente che con la Roma ce magna...noi ce se ammalamo invece..:))
    E' innegabile però che quest'anno , ahimè, non è stata quasi mai una squadra presentabile....difende male ed attacca peggio...e alla prima difficoltà si sbriciola. Non è una squadra insomma.
    Ammetto di essere delusissimo perchè c'avevo creduto e pure parecchio....ma ormai i fatti, per quello che riguarda il campo, sembrano incontrovertibili.
    Per il resto non credo che ci sia tanto da discutere o da sovrapporre gli argomenti, questa è una nuova società che ha portato aria nuova e ha tagliato rami secchi e parassiti e che quindi viene e verrà osteggiata dall'ambiente ridicolo che circonda da sempre la Roma purtroppo.... ma viva la faccia!!!
    La mia firma quindi è solo ed esclusivamente pro-Zeman e riguarda solo ed esclusivamente il campo.

    Forza Roma Sempre!

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  5. A me nun me ne frega un cazzo del Corriere, del Messaggero o del Romanista, io ho visto un imbarazzante eliminazione al preliminari di ELeague, due sganassoni ai derby, un umiliante eliminazione dalla coppa italia ed allenatori fermare le proprie squadre sul 4a0 per loro.
    E per finire una società fantasma, un Dg radical chic che millanta una nuova mentalità da insegnare a noi poveri bifolchi che pensiamo solo al risultato e soprattutto ho visto, ed ahimè sto vedendo, un allenatore r i d i c o l o, che non sò per quali meriti sportivi( vi prego spiegatemelo) gode, e ne dovrebbe godere anche in futuro, di un credito sportivo infinito.Smettetela di tifare per l'allenatore, per baldini, o per gli americani e tifate per la roma, altrimenti fate la stessa figura di quelli che criticate tanto, perchè oggi come oggi non è credibile difendere qualcuno che sta "insultando" noi tifosi e umiliando i nostri colori.Chi difende ancora questo allenatore non vuole il bene dell' as roma!

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    1. Vedi Sa', è questo il punto: ma qual'è il BENE della Roma? Qual'è la strada per arrivare a 'sto bene? Se tu mi pubblichi un articolo del corriere di merda che vuoi che ti venga risposto? Ma allora sei te che (fai 'ste sozzerie..he!he!) non tifi per la Roma ma tifi contro gli americani, contro baldini, contro l.enrique?! Il discorso te lo posso tranquillamente girare. Lo sanno tutti che questi volevano mettece Angelucci alla Roma (truffatore prurindagato).. bè io preferisco nun vince un cazzo per i prossimi 10 anni ma avecce una società onesta.. so strano?
      Se invece il discorso lo spostiamo sul lato tecnico allora se ne parla: Tutti ci potevamo aspettare un anno, diciamo di "transizione" per quanto riguarda i risultati, ma chiaramente non di ritrovarci a fine stagione con troppi punti interrogativi e pochissime certezze. Ora come ora speriamo che la dirigenza abbia le idee chiare anche per un aventuale cambio di tecnico, oltre che per la campagna acquisti. Poi, per come la vedo io adesso, questo è lo scotto che paghiamo perché tutte e tre le componenti base che formano una società di calcio sono completamente nuove: la dirigenza, la guida tecnica e la squadra. è la sinegia che non funziona ancora, ed è molto ma molto importante che ci sia, è quella che ti permette di arrivare a competere ogni anno. Ma ci vuole tempo. Poi, per qust'anno mettici che ogni componente ha fatto i suoi belli sbagli (acquisiti incompleti, tecnico inesperto, giocatori ancora non inquadrati) e la frittata è fatta. Scusa se mi permetto, ma parlare così in modo assoluto del "bene della roma" è come parlare del sesso degli angeli.. non vuol dire nulla, perché ne tu, ne io, ne nessun altro sa ora quale sia la ricetta immediata per questo "bene".. e non lo sappiamo perché non esistono ricette immediate, ma solo pianificazioni e lavoro. Certo che perdere le partite con prestazioni abuliche e farsi espellere banalmente non genera alcun bene, ma quello è "il risultato sul campo" di una sinergia che appunto non c'è! Te lo dico perché ne so qualcosa in più di società di calcio, di allenatori, di giocatori e di come funziona tutta la giostra. Riguardo la dirigenza, allora alla Juve che dovevano fare il primo anno di Marotta DS? Buttarlo nel Po con una pietra al collo? Gli ha fatto spendere cento milioni per arrivare settimi e ha toppato l'allenatore. La Roma oggi è come una squadra neonata che si è iscritta per la prima volta al campionato, chi sbaglia in qualche modo pagherà, ma se alla Roma gli si vuole bene la si aiuta, non la si bastona buttando tutto al cesso, perché almeno questo è sicuro, per come è la situazione azionaria della A.S.Roma, all'orizzonte non c'è altra soluzione di gestione oltre a questa. Io la vedo così.
      p.s. Comunque per Zeman io so che posso dire che ho sempre votato e voterò sempre a favore... e Iaco lo sa.

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